In passato abbiamo pubblicato un articolo relativo ai vantaggi dell’avere una polizza professionale a coprirci le spalle. a darci tutta la tranquillità di cui abbiamo bisogno, bene la promessa riguardava 4 buoni motivi per sottoscrivere un’assicurazione, tuttavia -in modo del tutto intenzionale- ve ne abbiamo dati solo 3. Confidiamo che l’ovvia convenienza dello strumento assicurativo abbia in qualche modo colmato la lacuna lasciata a conclusione delle nostre dissertazioni, che in questa sede troveranno finalmente la degna conclusione.

Un fenomeno disturbante che sta vivendo un momento di preoccupante diffusione è la lite temeraria. Abbiamo già anticipato che la litigiosità tra cliente e professionista è ormai una realtà consolidata, alimentata anche dall’emergere di soggetti professionalmente inqualificabili che fomentano i committenti delusi, incoraggiandoli ad adire le vie legali per ottenere soddisfazione in relazione a prestazione che li hanno lasciati insoddisfatti o peggio delusi.
Ebbene se questa circostanza non fosse già abbastanza inquietante, si afferma con crescente determinazione -come detto poc’anzi- la lite temeraria, cioè la minaccia rivolta al professionista di ricorrere al tribunale per trovare soddisfazione circa una presunta richiesta di risarcimento.

Molto spesso la richiesta è pretestuosa: pur nella consapevolezza di non aver diritto ad un risarcimento, il cliente deluso si rivolge al professionista e gli viene così rivolta la minaccia che se non concilia in sede stragiudiziale corrispondendo una somma a titolo di risarcimento, il ‘fu’ cliente si rivolgerà al giudice dove -suggerisce la minaccia- troverà certamente soddisfazione, con l’unico effetto di aggiungere all’ammontare dovuto a titolo di indennizzo, le spese processuali e di rappresentanza che il professionista stesso dovrà sostenere.
Sostanzialmente o quest’ultimo paga, o il cliente si rivolge al tribunale.
Se pensate che la cosa abbia tutta l’aria di una vera e propria minaccia siamo sul giusto tracciato.

Un precedente giurisprudenziale recente chiarisce in modo piuttosto eloquente il tipo di dinamica in cui consiste la lite temeraria: con la sentenza 16288 del 2015 il Tribunale di Roma ha condannato una donna in base all’articolo 96 del codice di procedura civile, per aver tenuto un contegno caratterizzato da colpa grave nel formulare una domanda avulsa da qualunque contesto giuridico e fondata su presupposti fattuali che la parte sapeva essere diversi da quanto realmente accaduto e accertato giudizialmente.
La parte ricorrente aveva infatti chiesto il pagamento di 40.000 euro quale parziale pagamento del prezzo di un immobile che aveva venduto, corrisposti inizialmente con assegni provvisti di girata ma smarriti o rubati, e che quindi non erano stati incassati ed anzi, la somma corrispondente era certamente tornata nella disponibilità di chi li aveva emessi.
In giudizio, però, viene accertato che gli assegni erano stati incassati dal marito della ricorrente la quale annunciava di voler rinunciare all’azione, la convenuta tuttavia, a fronte di questa irragionevole aggressione e chiede il risarcimento.

L’esempio che vi abbiamo riportato non riguarda direttamente il professionista ma oggi i numeri parlano chiaro: la quantità di richieste di questo tipo dirette ad architetti, avvocati, medici e via discorrendo è in ascesa verticale.
A questo punto ognuno potrà trarre le conclusioni che ritiene più opportune, ma la scelta di tutelarsi con una polizza professionale appare di chiara evidenza, offrendo il supporto e l’assistenza necessaria a far fronte ad ogni possibile situazione di crisi, incluse quelle dove vi è un incolpevole contegno da parte del professionista.

Assicurare la propria professione vuol dire assicurare il proprio futuro, in una società sempre più frenetica regalarsi una polizza professionale vuol dire regalarsi un po’ di serenità, e non c’è bisogno di aspettare natale per farsi un regalo!


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