In una delle ultime news pubblicate avevamo introdotto il tema della litigiosità che coinvolge i professionisti di ogni estrazione e categoria, tema controverso che solleva diverse perplessità poiché a partire da un sinistro che coinvolge -ad esempio- medico e paziente si attiva un meccanismo anche molto complesso che vede coinvolta addirittura la Corte dei Conti. La conclusione più ovvia era stata che un’assicurazione professionale avrebbe posto al riparo il professionista, il suo lavoro e la sua vita privata; certo qualcuno potrebbe sollevare l’obiezione che una simile conclusione sia come si suol dire un modo per tirare acqua al nostro mulino, ci sono però importanti statistiche da tenere in considerazione prima di muovere una simile critica e in questa sede troverete certamente spunti di riflessione per giungere ad analoga conclusione senza che possano sorgere dubbi circa la rigorosità del processo argomentativo.


Quella dei medici è una categoria particolarmente vessata poiché oggi operano ‘agenzie’ che hanno trasformato i contenziosi in una vera e propria professione, incitando i pazienti a rivalersi nei confronti dei medici, spesso ricorrendo ad uno strumento di persuasione di cui avremo cura di parlarvi più avanti. Agenzie che più che nel loro operato confidano nella facilità di ottenere compensi da chi gli si rivolga e in rare occasioni anche risarcimenti dai medici.
Ma come influisce tutto ciò sul regolare svolgimento della professione medica? I medici, condizionati dal rischio di essere destinatari di una richiesta di risarcimento, si tutelano a suon di prescrizioni, spesso sottoponendo i pazienti a indagini diagnostiche superfetanti i cui risultati non offrono quindi nessun elemento ulteriore per la corretta definizione del quadro clinico del paziente. Ma la denuncia di malpractice è costantemente in agguato e i pazienti che sempre più spesso si lasciano facilmente persuadere che la colpa del medico sia una ghiotta occasione di lucro, vengono visti con sospetto dal professionista che li ha in cura.

Questo meccanismo realizza un pericoloso impasse: le prestazioni che i medici possono prescrivere sono oggi contingentate e monitorate per evitare sprechi o addirittura abusi, ma nella necessità di tutelare la propria professione meglio ricevere una reprimenda dall’ASL o dall’ordine che non rischiare di essere raggiunti da una richiesta di risarcimento, anche la prospettiva di essere sanzionati è meno sconfortante.
Il trend nazionale del resto segna un aumento delle richieste di risarcimento del 250% nell’arco di 15 anni (trascurando un modesto calo di appena il 7% che ha però interessato il solo biennio 2010-2011) e la risposta dei medici è preoccupante: l’
Ordine dei Medici di Brescia, rivolgendosi in passato ai suoi iscritti ha appreso che più dell’80% di essi ha preso decisioni ciniche al solo scopo di tutelarsi da possibili contestazioni.

Ancora una volta i dati presentati ci aiutano a ricostruire un quadro piuttosto preoccupante dove il medico, che dovrebbe concentrarsi esclusivamente sulla salute dei pazienti, si deve curare da un lato di non prescrivere prestazioni inutili (sia per tutelare il paziente sia per non incorrere in sanzioni che il sistema sanitario nazionale eroga in ipotesi di eccesso o di abuso), e dall’altro lato delle possibili contestazioni del paziente, cui rischia di dover rispondere col proprio patrimonio.
Abbiamo ancora qualche considerazione da fare e vorremmo condividerla con voi, in attesa del prossimo articolo il nostro suggerimento è quello di saggiare la convenienza delle nostre
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